04/10/2025, Pierfrancesco Frerè
MA PERCHE’ I PROPAL NON MANIFESTANO
DAVANTI A SINAGOGHE E AMBASCIATA ISRAELE?

Domanda: che cosa chiedono i manifestanti ProPal? Fine del genocidio dei palestinesi da parte degli ebrei israeliani, riconoscimento dello Stato palestinese. Se dunque è il popolo israeliano il responsabile, come mai i cortei di protesta non si svolgono sotto le sinagoghe e le sedi diplomatiche israeliane?
La risposta sta nello stesso contegno dei manifestanti, molti dei quali non sanno nemmeno dove si trovi la Palestina: sfruttare l’occasione per attaccare il governo. Con risultati praticamente nulli per Gaza, ma utili a cercare di compattare un’opposizione che – come sempre – appare abbastanza divisa al suo interno ed esposta a gravi rischi politici.
Quali? Innanzitutto quello di perdere l’ala moderata che mal digerisce l’appiattimento sull’antagonismo dell’estrema sinistra. Ma soprattutto di marciare verso una sorta di cripto antisemitismo: quando nel corteo di Roma spuntano gli slogan che inneggiano al ruolo di Hamas e persino al 7 ottobre della strage dei civili israeliani, data associata alla Resistenza, è evidente il concreto pericolo di scivolare su un crinale nel quale ignoranza storica, ribellione sociale e pulsioni antiebraiche diventano una miscela esplosiva. Poco ci manca che si finisca per dire che Hitler aveva qualche ragione.
Ora le responsabilità del popolo ebraico, non del solo governo Netanyahu, sono evidenti: tra ebrei ed arabi (non solo palestinesi) c’è un odio profondo – come ha ammesso il cardinale Pizzaballa – che richiederà generazioni per essere superato. Tutto il popolo israeliano in realtà non vuole sentire parlare della Palestina come Stato perché considera suo quel territorio. Tutti i governi di Israele hanno ignorato le risoluzioni dell’Onu che condannano gli insediamenti illegali in Cisgiordania, tutto il popolo ebreo si è sempre considerato molto superiore alle popolazioni vicine (che poi sono anche loro semite) e si è dotato di bombe atomiche tanto per chiarire quale sarebbe la soluzione finale in caso di attacchi vittoriosi dei Paesi confinanti.
Tutto ciò tuttavia non giustifica le manifestazioni di “milioni” di persone che finiscono per suonare come un invito a proseguire la lotta contro Israele nel momento in cui il piano di pace di Donald Trump apre uno spiraglio per tutto il Medio Oriente: anche perché sarebbe importante ricordare che sarà qui che secondo la Bibbia si svolgerà la battaglia finale prima della fine del mondo. Quasi tutti la prendono come una favoletta ma forse bisognerebbe riflettere di più su che cosa significano i testi sacri e gli ammonimenti secolari che essi contengono.